Riassunto del libro "Categorie e forme nella storia delle religioni". Opinioni di vari storici delle religioni che descrivono la nascità della religiosità nelle civiltà e le caratteristiche dei primi esempi di divinità. Viene preso in esame il caso delle divinità romane e il confronto tra Zeus e Iuppiter. Le voci sono quelle di De Martino, Brelich, Dumezil e Virgilio.
Storia delle religioni
di Dario Gemini
Riassunto del libro "Categorie e forme nella storia delle religioni". Opinioni di
vari storici delle religioni che descrivono la nascità della religiosità nelle civiltà e
le caratteristiche dei primi esempi di divinità. Viene preso in esame il caso delle
divinità romane e il confronto tra Zeus e Iuppiter. Le voci sono quelle di De
Martino, Brelich, Dumezil e Virgilio.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Lettere e Filosofia
Esame: Storia delle religioni
Titolo del libro: Categorie e forme nella storia delle religioni
Autore del libro: Montanari
Editore: Jaca Book
Anno pubblicazione: 20011. Pettazzoni sulla storia delle religioni
Il discorso di Pettazzoni è storiografico. Religione dello Stato e dell'Uomo. Nella ricerca di Pettazzoni la
contrapposizione tra queste 2 religioni è una categoria interpretativa. Stiamo parlando della metodologia di
uno studioso d'impianto storicistico. Nel saggio "i misteri" del 24 troviamo la 1a utilizzazione di tale
schema. Studiando le linee di sviluppo dei misteri si individuano le loro relazione con le religioni di
carattere civico e nazionale, accanto alla quali ogni mistero si sviluppa.
Religione dello Stato = orientata verso l'aldiqua, ovvero la conservazione dell'organismo sociale e politico;
fuori di essa l'individuo è nulla
Religione dei misteri = carattere privato e individuale, orientata verso le cose ultime
Insomma Pettazzoni elabora una nuova visione storiografica. Vuole fondare una storia religiosa sulle antitesi
concettuali interne all'oggetto di indagine. Così ad esempio nella repressione del 186 a.c. individua un
conflitto tra religioen dello stato (romana) e religione dell'uomo (baccanalia). E' questo un esempio di
contrapposizione strutturale, e un precedente di ciò che accadrà con cristianesimo e giudaismo. Il progetto di
una "storia religiosa d'italia" orientata secondo le 2 direttrici viste prima prende corpo in un volume di saggi
"italia religiosa". Qui il motivo conduttore della storia religiosa è il conflitto tra le 2 tendenze di sopra. Ciò
perchè ognuna delle 2 forme fa un'invasione di campo dell'altra. Così lo stato assorbe, filtrandoli, molti culti
misterici..lo vediamo nel Cristianesimo, che nasce come Religione dell'Uomo alterando poi la sua natura
quando si afferma come religione di Stato.
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni 2. Religione dello Stato e dell'uomo per Pettazzoni
Pettazzoni dice che un tempo non c'era conflitto perchè lo stato stesso era anche religione, e non c'era chiesa.
Nella polis si esprimevano valori religiosi. Pettazzoni parla dello stato non inteso come forma caratteristica
di una cultura superiore, ma riferito soprattutto alla forma peculiare espressa dalla civiltà romana. Così la
religione romana aveva anch'essa un compito di salvazione, ma ciò che andava salvato era la vita e l'integrità
della famiglia, della gens, della res publica. Lo stato dunque eredita lo spirito (religioso) della polis, ma i
modi cambiano. Religione di sacrificio per il bene comune, dunque, che trascende quello dei singoli. Intanto
i bacchanalia erano diventati una sorta di stato dentro lo stato, incompatibile con esso. Ecco perchè vi fu una
repressione a Roma. L'idea era quella di preservare la salus publica. Poi Pettazzoni prosegue ricercando
esempi di religiosità civica in Italia...ad esempio la storia delle lotte secolari tra Papato e Impero, Stato e
Chiesa è in gran parte la storia delle interferenze e dei compromessi tra la la religione di questo mondo di
origine pagana e la religione dell'altro mondo annunciata dal Vangelo. I cristiani non hanno posto per le
divinità civiche; ma in un certo senso successori degli dei furono i santi, attraverso i quali continuò a
esprimersi in forme popolari la vita religiosa dello Stato. Così nella Riforma trova espressione la religione
dello stato, seppur nella forma della religione dell'uomo (Cristianesimo).
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni 3. Religione e valori politici per Pettazzoni
Il Cristianesimo vuole salvare ogni uomo particolare. Il mondo va quindi subordinato alla Chiesa, la res
publica alla civitas dei. Nel paganesimo invece la vita religiosa è orientata soprattutto verso questo mondo.
La religione pagana è servizio reso agli dei per riceverne protezione per la comunità. Il bene da salvare è un
bene di questo mondo. Il paganesimo vive ancora oggi non solo nelle sue potenze negative (demoniaco) ma
anche nei suoi valori reali. Quando il Cristianesimo divenne religione dello stato, la vita religiosa della polis
e dello stato continuò come prima assumendo però forme cristiane. La chiesa non si adopera abbastanza nel
dissolvere i residui folklorici del paganesimo. Si parla dunque di Survival pagano. La prova che il carattere
religioso dello stato non si poteva cancellare è nel Giappone del 1889: il principio di uguaglianza delle
religioni fu applicato con la costituzione a buddhismo e cristianesimo, non al sintoismo, religione dello
stato, al quale fu disconosciuto carattere religioso e attribuito quello di dovere civico. Ma questi continuò ad
esser sentito come religione. Nel moderno stato laico persiste dunque un "sacro d'altra specie". Per
Pettazzoni la religione non è un prodotto della civiltà borghese, ma un elemento immanente della civiltà, che
ne costituisce una forma, un aspetto, accanto ad arte, vita economica, pensiero speculativo ecc. Sembra cioè
una categoria aggiuntiva alle categorie dello spirito crociane, sembra che comunque P conservasse una
pregiudiziale naturalistica nel considerare la civiltà come un tutto organico. E alcuni concetti sembrano
molto influenzati dal pensiero risorgimentale e Mazzini. In Pettazzoni comunque il concetto storico di
religione tende ad accostarsi a quello storiografico di "storia delle religioni" Ciò fa si che l'idea di una
religione dello stato possa estendere, non frazionare la sfera del religioso. Nella prospettiva di Pettazzoni,
una presa di coscienza dei riflessi religiosi inerenti ai "valori politici" poteva produrre effetti positivi verso
la Chiesa, e rendendo di nuovo il cristianesimo religione dell'uomo. Quindi da un lato invitava i partiti
politici (portatori di un' idea laica dello stato) a persuadersi che non si può fare politica ignorando la
religione, quando alcuni ne fanno il fondamento della politica stessa. Comunque sottolinea che
politicizzando l'impegno cristiano il sacro ne ha perso molto.
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni 4. Concetto di storia delle religioni per De Martino
Comunque lo schema interpretativo di P suscitò obiezioni, vedi quella di Ernesto de Martino, che criticò la
volontà di ricondurre la storia religiosa d'italia all'antitesi tra religione dell'uomo e dello stato. lo vide come
un schema classificatorio a cui assegnare fatti anche separatissimi. Nel 55 De martino rifiuta la nozione di
religione allargata alla dimensione civica, sulla base dell'incompatibilità tra istanza storicistica e istanza
religiosa. Infatti il tratto fondamentale della religione è la dimensione mitico-religiosa. ridurre la religione ad
ethos non aiuta lo storiografo ed alimenta equivoci. C'è un differenza tra coscienza religiosa della storia
(mitico-rituale e orientata al rapporto con potenze metastoriche) e coscienza storica della vita religiosa
(protesa alla dimensione umana). De martino qui definisce lo storicismo in senso ontologico. Storicismo =
un visione della vita e del mondo fondata sulla persuasione che la realtà si risolve nella storia, e la realtà
storica umana è integrale opera dell'uomo e conoscibile senza residuo. l'esperienza religiosa è invece un
rapporto rituale con una realtà metastorica e mitica. Vi è dunque opposizione tra coscienza storicistica e
coscienza religiosa. Anche Lowith chiamò religiosa questa moderna fede nella storia. Ma ciò è un abuso di
linguaggio. Dopo la pubblicazione degli ultimi appunti di Pettazzoni sembra verificarsi un mutamento di
giudizio di De Martino. De Martino definisce nel discorso commemorativo a P la religione dell'uomo come
una religione che va testimoniata da uomo ad uomo con una solidarietà terrena. De martino avvicina con le
sue parole lo storicismo di P alla sua concezione, mutuata da Gramsci, di un mondanizzazione e terrestrità
assoluta del pensiero...
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni 5. Storicismo e fenomenologia
Nell'ultimo periodo Pettazzoni cercò di prendere le distanze dall'orientamento fenomenologico di Eliade in
quanto tendeva a trascendere la storia, ergendosi a scienza religiosa a sè distinta dalla storia; inoltre non
condivideva la posizione di coloro che considerano la religione come superata. In tal senso asserì più volte
la complementarità del rapporto storicismo-fenomenologia: essi si completano l'un l'altro: la fenomenologia
non può fare a meno di etnologia, filologia e altre discipline storiche ed essa conferisce a loro quel senso del
religioso che non sanno cogliere. la fenomenologia religiosa è dunque la comprensione religiosa della storia,
la storia nella sua dimensione religiosa. la fenomenologia e la storia religiose sono 2 aspetti complementari
della scienza integrale delle religioni. In un saggio del 59 Pettazzoni dice che alla fenomenologia religiosa
manca l'idea di svolgimento, perchè ignora che ogni fenomeno presuppone una formazione, un processo di
sviluppo. Tale idea è al centro del pensiero storicistico, che invece ignora il riconoscimento della religione
come valore autonomo, che fa la fenomenologia. Si tratta secondo Pettazzoni di superare le 2 posizioni
unilaterali e integrarle, potenziando la fenomenologia religiosa col concetto storicistico di svolgimento e la
storiografia storicistica con l'istanza fenomenologica del valore autonomo della religione, riconoscendo così
alla storia religiosa il carattere di scienza storica qualificata. Ci sembra che l'idea finale di Pettazzoni fosse
l'esigenza di fondare una terza via intesa come prospettiva storico-religiosa, da percorrere, per intendere il
rapporto religione-cultura. Tale sarebbe il modo storico, la conoscenza della religione nelle sue forme
storiche, ovvero la storia d religioni. Religione e cultura sono istanze eterogenee ma non contraddittorie.
Esse possono incontrarsi e armonizzarsi.
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni 6. Opere di Ernesto De Martino
1948: esce "il mondo magico" di De Martino. Il libro inaugura un'etnologia di orientamento storicistico,
collegata al pensiero di Croce. L'intento di De Martino è ardito perchè nell'ambito della filosofia crociana
una etnologia storicistica appare quasi come una contraddizione di termini. Nel 46 croce definiva i primitivi
uomini di natura che storicamente non sono uomini. De Martino così parla di uno storicismo eroico da
contrapporre a uno storicismo pigro dei disattenti lettori di croce. Dunque De Martino si interessava ai
popoli di natura in funzione di un incremento della consapevolezza storiografica. Riguardo il mondo
magico, nessun codice metodologico poteva esservi applicato: un'interpretazione storicistica del magismo
doveva aprirsi alla riplasmazione della metodologia storiografica. Le crociane "categorie dello spirito"
(economia, arte,etica,logica) erano inadeguate a comprendere il mondo magico, in quanto realtà chiusa e
distinta dalla nostra. La soluzione magica (in un mondo in cui l'esserci è continuamente in crisi) non è
alternativa a quella razionale, ma solo sostitutiva, in condizioni molto arretrate. De Martino storicizza le
categorie crociane, ma non le relativizza. Croce risponde a De Martino dicendogli che assumendo il mondo
magico come realtà a se stante e dunque potenzialmente alternativa si corre un rischio. Comunque De
Martino non gli risponde subito. Il suo impianto teoretico resterà crociano. Probabilmente accolse la critica
per evitare il rischio di un fraintendimento irrazionalistico e per far chiarezza sull'assunzione del
materialismo storico (economia come struttura) al posto delle forme dello spirito. Lo storicismo per De
Martino rappresentò la nuova epoca del pensiero. Nel 48 in un articolo De Martino sottolinea come anche il
marxismo sia colorato di riflessi mitologici e metafisici. in un altro articolo del 57 sottolinea come solo uno
stato in cui l'"alta cultura" garantisse il rinnovamento avrebbe potuto attuare il progetto gramsciano di una
mondanizzazione assoluta del pensiero = risoluzione assoluta dell'uomo nella storia (priva di metafisica
dunque e di misticismo?).
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni 7. De Martino e il sistema crociano
Nel 51 abbiamo la prima riconduzione del magismo alle categorie crociane nell'introduzione al volume "le
origini dei poteri magici". Anche il progetto di questi autori dell'orientamento sociologico della scuola
francese di antropologia gli sembra viziato da un qualche influsso del pensiero magico.
Comunque De Martino dovette compiere dei virtuosismi per inserire i suoi schemi speculativi nel sistema
crociano. Con questo nuovo inquadramento il magismo viene sottratto a una realtà a se stante e ricongiunto
alla religione. In un articolo del 56 De Martino osserva che tra religione e magia vi è solo differenza di
grado e non di qualità. Come ogni esperienza religiosa ha il suo momento magico-rituale, ogni forma di
magia è dialetticamente aperta ai valori. La magia è più legata alla risoluzione della crisi della presenza,
soprattutto in contesti di miseria psicologica, la religione ha invece miti e riti profondamente permeati di
valenze morali estetiche e speculative. inoltre sia magia che religione han caratteristiche che ne escludono
l'applicazione ad una cultura moderna avanzata. Esse han in comune il nesso mitico-rituale, ma anche un
processo ierogenetico, ovvero un modalita culturale per cui l'opera umana viene destorificata, ed il fatto
storico è mascherato dal fatto mitico (il mito offusca la storia?). Tale forma di "protezione" sarebbe inutile
nel mondo moderno. Ora la religione è riferita a una stagione della storia umana che l'"alta cultura", assieme
al socialismo, è destinata a soppiantare, così come a cancellare relitti folklorici e sopravvivenze magiche. Il
nuovo umanesimo dovrà essere svincolato da queste cose metafisiche.
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni 8. "Fine del mondo" di De Martino
Gli appunti di De Martino pubblicati ne la "fine del mondo" (77) rivelano che il ruolo di magia e religione
dovrà esser sostituito da una concezione integralmente umana e mondana. In proposito formula l'"ethos del
trascendimento", ethos inteso non come una delle 4 categorie crociane, ma che ha un valore di "fare cultura"
ponendosi tra il "vitale" e l'"utile" divenendo la categoria fondatrice del categorizzare. Esso indica l'impulso
morale che spinge l'uomo a oltrepassare la finitezza del vivere solitario e bisognoso, e andare verso
l'intersoggettivo e il comunicabile, ossia il fare storia. Ma con tale invenzione De Martino storicizza anche il
sistema delle categorie. Postulare un ethos del trascendimento comporta infatti una rinuncia alla metafisica
(storicizzare le categorie = eliminare la metafisica). E il principio che giustifica l'etnologia storicistica, ossia
la scienza dei fenomeni culturali. In questo modo l'occidente va ripensato. In tale prospettiva anche il
sistema crociano va assunto come progetto da realizzare oltre i limiti stessi di croce.
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni 9. Pensiero di Ernesto De Martino
Nell'attuale situazione storica si pone però la necessità per un occidente sempre più colonialista e delirante
di istituire nuovi modi di essere e comunicare. Tale cultura mondanizzata deve dunque disporre di
meccanismi di risoluzione delle crisi. A questo scopo De Martino parla di simbolismo civile. Il senso della
storia sta nel passaggio dei simboli mitico-rituali della religione a simboli mondani (etico-politici, poetici,
scientifici). Il Cristianesimo avrebbe mediato tale passaggio, perchè in esso sarebbe apparso un evento
decisivo che è al centro della storia umana, l'avvento dell'uomo-dio. Dunque il Cristianesimo stesso avrebbe
immesso nella civilta occidentale un germe umanistico che fruttificando è uscito dal suo guscio suscitando il
conflitto tra simbolismo cristiano e umanismo che si può risolvere solo con la nascita di un simbolismo
nuovo, conciliabile con la coscienza umanistica. In questa fase De Martino critica anche la "religione della
liberta" di Croce, che sarebbe stata un tentativo di animare l'occidente con un simbolo di vita più adeguato
del cristianesimo, ma tale religione si sarbbe poi esaurita per limiti suoi interni, di classe. Un miglior uso di
simbolismi sostitutivi a quello religioso lo troviamo in Unione Sovietica che, dopo essersi liberata di
pericolose forme sacrali, dagli anni 60 ha creato nuovi cerimoniali connessi alla "creazione popolare" (feste
del lavoro, ecc...), che sono tentativi di animare un simbolismo civile. In ogni caso per De Martino il
simbolismo civile è l'unico sostituto possibile del simbolismo religioso. Per De Martino infatti delle religioni
dell'ethnos non possono riproporsi efficacemente in occidente. Se esso accogliesse religioni esterne potrebbe
recuperarne assieme i valori storici che esse nascondono sotto il mascheramento mitico-rituale: valori
articolati secondo economia, arte, etica, pensiero (categorie dello spirito). Così una categoria come l'arte può
rielaborare simboli religiosi dei sogni, che in questo modo prendon posto in occidente (riplasmazione
artistica).
Dario Gemini Sezione Appunti
Storia delle religioni